Chi siamo

IL PROGETTO
GAMMA ARVEDI

La produzione dei vini GAMMA Arvedi è l’evoluzione dell’attività di famiglia che Attilio Arvedi, padre delle attuali proprietarie dell’azienda agricola ARVEDI s.s. Agricola, aveva portato avanti dopo il padre Giannantonio. Grazie al suo impegno trentennale, Attilio aveva fatto rifiorire l’azienda, coltivandone con passione i vigneti, mantenendo la tradizione familiare di conferire le uve alla Cantina Sociale della Valpantena, di cui il padre era stato cofondatore e di cui fu anche a lungo ai vertici.
Utilizzando la cantina di un antico fabbricato rurale, Giannantonio produceva qualche bottiglia per consumo familiare e una riserva da aprire in occasioni speciali: la nascita di un figlio, il battesimo di una nipote, il matrimonio o la laurea.

Produrre vino pregiato che fosse espressione del territorio e della cura con cui veniva gestita l’azienda era nel DNA della famiglia Arvedi: riunite in società, le figlie di Attilio ristrutturano la vecchia cantina accanto ai vigneti e nel 2022 iniziano la prima vinificazione. Il progetto le entusiasma, le coinvolge e le unisce. Scelgono così di chiamarlo GAMMA Arvedi, dove GAMMA è l’acronimo delle iniziali dei loro nomi: Giuliana, Annachiara, Manuela, Marina e Antonella.

CHI SIAMO

La nostra Storia

I - LA STORIA IMPRENDITORIALE DELLA FAMIGLIA ARVEDI: DALLA SETA AL VINO
II - LA RESILIENZA DELLA FAMIGLIA ARVEDI: DALLA RIVOLUZIONE ALLA DECADENZA
III - IL RITORNO ALLA TERRA: LA VITA DI ANTONIO ARVEDI E DEI SUOI FIGLI
IV - LA RINASCITA: L'AZIENDA AGRICOLA ARVEDI E LA SVOLTA VITIVINICOLA
V - LA NUOVA GENERAZIONE: LA SOSTENIBILITÀ E LA VISIONE DEL FUTURO
VI - L'IMPEGNO NEL SETTORE: CANTINA E AGRITURISMO
La famiglia Arvedi ha radici profonde nel territorio veronese, con una storia che risale al Settecento, quando i suoi antenati giunsero dalla Val di Sole, in Trentino. La loro ascesa imprenditoriale iniziò con il commercio del rame, per poi evolversi nel settore della seta, grazie alla lungimiranza del capofamiglia Giovanni Antonio Arvedi. Giovanni Antonio seppe cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo dell'industria serica del tempo, facendo prosperare l’attività familiare e guadagnandosi una solida reputazione. Nel 1824, Giovanni Antonio, che all’epoca risiedeva a Verona presso Loggia Arvedi, il monumentale palazzo neoclassico progettato dall’architetto Giuseppe Barbieri, appositamente fattosi costruire in Via Nuova (oggi via Mazzini), acquistò dai Conti Allegri la villa di Cuzzano con la circostante campagna ricca di fertili vigneti e oliveti, per farne una filanda. Il progetto però non vide mai la luce, a causa della sua morte prematura, e la villa passò invece alla figlia primogenita Lucidalba, che la trasformò in un monastero, fondando l’ordine religioso delle Arvediane, poi confluito nelle Canossiane. Lucidalba si rivelerà un personaggio chiave nella storia della famiglia.
Con la morte di Giovanni Antonio, il testimone passò a Pietro Paolo Arvedi, suo quintogenito, uomo di gran cuore e di ancor più grandi ideali: di pensiero liberale e sentimenti antiaustriaci, divenne un fervente e generoso sostenitore dell’indipendenza italiana, attività che gli costò l’inimicizia asburgica, la prigionia e, infine, l’esilio a Milano. La famiglia Arvedi fu protagonista di momenti drammatici, come il naufragio più tragico in termini di vittime mai avvenuto nella storia della navigazione del Lago di Garda, quando la nave cannoniera La Sesia nel 1860 affondò in circostanze mai del tutto chiarite, causando la morte di ben 42 passeggeri, tra cui sette membri della famiglia di Pietro Paolo, nonché i suoi amici, nobili e intellettuali, tutti ardenti oppositori della dominazione asburgica. La famiglia era però divisa. I figli di Pietro Paolo si mostrarono di diverso orientamento: Giovanni si trasferì con la moglie a Vienna e il giovane Antonio, unico Arvedi superstite del naufragio sul Lago di Garda, sposatosi con la figlia di una ricca famiglia austriaca, si riavvicinò agli Asburgo, seguendo in America Centrale l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Austria, imperatore del Messico, in qualità di intendente generale dei beni della Corona. Purtroppo, i ripetuti e munifici contributi alla causa patriottica, uniti alla generalizzata crisi dell’industria serica, costrinsero Pietro Paolo a vendere gran parte del suo patrimonio, compresa la sua residenza a Verona, e ad andare ospite della sorella Lucidalba a Cuzzano, dove Pietro Paolo concluse la sua vita, dopo aver almeno coronato il sogno di vedere Verona annessa al Regno d’Italia nel 1866.
Con il fratello definitivamente a Vienna, a Verona era rimasto Antonio Arvedi, rientrato indenne con la sua famiglia a Verona dalla rovinosa avventura messicana, conclusasi con la morte di Massimiliano ad opera dei rivoluzionari. Egli si dedicò alla gestione delle risorse familiari di Cuzzano, che i suoi due figlioletti avevano ricevuto in eredità nel 1871 dalla prozia Lucidalba, riscoprendo il forte legame con la propria terra dove la famiglia produceva vino e olio. Al tempo, la cantina degli Arvedi a Cuzzano partecipava alle competizioni enologiche, distinguendosi tra le migliori presenti nella Valpantena: durante la prima Fiera Enologica di Verona del 1876 (antesignana dell’odierno Vinitaly), proprio ai vini di Antonio fu assegnata la medaglia d’argento del Ministero dell’Agricoltura, così come l’anno successivo, alla seconda edizione della rassegna nazionale veronese, 9 dei 25 premi assegnati furono riconosciuti ai vini valligiani delle Cantine di Antonio Arvedi e dei fratelli Bertani. Nel corso degli anni successivi, le proprietà familiari andarono divise tra i suoi due figli: il maggiore, Attilio, mantenne i vigneti e gli oliveti, mentre il più giovane, Ottavio, che di professione era ingegnere, rimase nella villa di Cuzzano, con annessi cantina e oleificio. Stabilitosi in città, Attilio fece edificare in campagna una residenza estiva per sé a Marzana, e ulteriori case per i coloni che coltivavano i terreni tra i Comuni di Verona e Grezzana.
La seconda metà del Novecento segnò una fase di trasformazione per la famiglia Arvedi. Giannantonio, figlio di Attilio, decise di dare in mezzadria i suoi possedimenti. Negli anni ‘50 fondò con altri soci la Cantina Sociale della Valpantena (oggi divenuta Cantine di Verona), di cui fu presidente e vicepresidente. In seguito, la gestione passò in mano al figlio Attilio, che intraprese una serie di azioni per modernizzare l’azienda agricola. Nel 1982, con la fine dell’istituto della mezzadria, Attilio iniziò la gestione diretta dei terreni, trasformando le coltivazioni agricole in vigneti, in particolare con la conversione in vitigni DOC. Fu un periodo di grande innovazione, con la costruzione di un laghetto artificiale per l'irrigazione e il coinvolgimento attivo di tutta la sua famiglia.
Nel 2016, la nuova generazione della famiglia Arvedi ha assunto il comando dell’azienda. Marina, la più giovane, insieme alle sue quattro sorelle Giuliana, Annachiara, Manuela e Antonella, ha fondato la Arvedi s.s. Agricola. Oggi l'azienda, che si estende su circa 48 ettari di terreno, di cui 27 coltivati a vigneto DOC, continua a mantenere il legame con la Cantina Valpantena conferendovi uve e olive, ma sviluppa anche un proprio percorso di produzione di vini di alta qualità. Ristrutturando la vecchia cantina di famiglia, le sorelle Arvedi, con il supporto di un giovane enologo, nel 2022 realizzano la loro prima vinificazione. La famiglia Arvedi, forte dei suoi valori, del motto “Honor Labori”, ha saputo affrontare con successo le sfide del tempo, conservando lo spirito imprenditoriale che l’ha caratterizzata fin dalle sue origini. Il futuro è nelle mani delle nuove generazioni, che continuano a innovare nel rispetto delle tradizioni familiari, con una chiara visione di crescita sostenibile e di qualità.
Parallelamente alla produzione vitivinicola, le sorelle Arvedi stanno dando vita ad un progetto di agriturismo, restaurando un’antica casa colonica di inizio Novecento in località Nogarotto per ospitare visitatori e turisti. L’obiettivo è promuovere un turismo sostenibile, che rispetti le tradizioni rurali della Valpantena, puntando sull’ospitalità e sulla valorizzazione del territorio. Situata nel cuore della Valpantena e adagiata ai piedi dei monti Lessini, alle porte di Verona, l’Azienda può fruire delle specifiche peculiarità della vallata: dal punto di vista climatico, gode di una costante ma lieve ventilazione ed è protetta a ovest dalle colline delle Torricelle. Dal punto di vista logistico, è crocevia strategico per piste ciclabili e sentieri da percorrere a piedi o a cavallo. La tenuta Arvedi è anche tappa negli itinerari di transumanza: nel periodo tra novembre e gennaio, infatti, non è difficile imbattersi in greggi di pecore che, guidate da pastori e dai loro abili cani, popolano per alcuni giorni le vigne e le colline di Marzana.

CHI SIAMO

La nostra Storia

LA STORIA IMPRENDITORIALE DELLA FAMIGLIA ARVEDI: DALLA SETA AL VINO

La famiglia Arvedi ha radici profonde nel territorio veronese, con una storia che risale al Settecento, quando i suoi antenati giunsero dalla Val di Sole, in Trentino. La loro ascesa imprenditoriale iniziò con il commercio del rame, per poi evolversi nel settore della seta, grazie alla lungimiranza del capofamiglia Giovanni Antonio Arvedi. Giovanni Antonio seppe cogliere le opportunità offerte dallo sviluppo dell'industria serica del tempo, facendo prosperare l’attività familiare e guadagnandosi una solida reputazione. Nel 1824, Giovanni Antonio, che all’epoca risiedeva a Verona presso Loggia Arvedi, il monumentale palazzo neoclassico progettato dall’architetto Giuseppe Barbieri, appositamente fattosi costruire in Via Nuova (oggi via Mazzini), acquistò dai Conti Allegri la villa di Cuzzano con la circostante campagna ricca di fertili vigneti e oliveti, per farne una filanda. Il progetto però non vide mai la luce, a causa della sua morte prematura, e la villa passò invece alla figlia primogenita Lucidalba, che la trasformò in un monastero, fondando l’ordine religioso delle Arvediane, poi confluito nelle Canossiane. Lucidalba si rivelerà un personaggio chiave nella storia della famiglia.

LA RESILIENZA DELLA FAMIGLIA ARVEDI: DALLA RIVOLUZIONE ALLA DECADENZA

Con la morte di Giovanni Antonio, il testimone passò a Pietro Paolo Arvedi, suo quintogenito, uomo di gran cuore e di ancor più grandi ideali: di pensiero liberale e sentimenti antiaustriaci, divenne un fervente e generoso sostenitore dell’indipendenza italiana, attività che gli costò l’inimicizia asburgica, la prigionia e, infine, l’esilio a Milano. La famiglia Arvedi fu protagonista di momenti drammatici, come il naufragio più tragico in termini di vittime mai avvenuto nella storia della navigazione del Lago di Garda, quando la nave cannoniera La Sesia nel 1860 affondò in circostanze mai del tutto chiarite, causando la morte di ben 42 passeggeri, tra cui sette membri della famiglia di Pietro Paolo, nonché i suoi amici, nobili e intellettuali, tutti ardenti oppositori della dominazione asburgica. La famiglia era però divisa. I figli di Pietro Paolo si mostrarono di diverso orientamento: Giovanni si trasferì con la moglie a Vienna e il giovane Antonio, unico Arvedi superstite del naufragio sul Lago di Garda, sposatosi con la figlia di una ricca famiglia austriaca, si riavvicinò agli Asburgo, seguendo in America Centrale l’arciduca Ferdinando Massimiliano d’Austria, imperatore del Messico, in qualità di intendente generale dei beni della Corona. Purtroppo, i ripetuti e munifici contributi alla causa patriottica, uniti alla generalizzata crisi dell’industria serica, costrinsero Pietro Paolo a vendere gran parte del suo patrimonio, compresa la sua residenza a Verona, e ad andare ospite della sorella Lucidalba a Cuzzano, dove Pietro Paolo concluse la sua vita, dopo aver almeno coronato il sogno di vedere Verona annessa al Regno d’Italia nel 1866.

IL RITORNO ALLA TERRA: LA VITA DI ANTONIO ARVEDI E DEI SUOI FIGLI

Con il fratello definitivamente a Vienna, a Verona era rimasto Antonio Arvedi, rientrato indenne con la sua famiglia a Verona dalla rovinosa avventura messicana, conclusasi con la morte di Massimiliano ad opera dei rivoluzionari. Egli si dedicò alla gestione delle risorse familiari di Cuzzano, che i suoi due figlioletti avevano ricevuto in eredità nel 1871 dalla prozia Lucidalba, riscoprendo il forte legame con la propria terra dove la famiglia produceva vino e olio. Al tempo, la cantina degli Arvedi a Cuzzano partecipava alle competizioni enologiche, distinguendosi tra le migliori presenti nella Valpantena: durante la prima Fiera Enologica di Verona del 1876 (antesignana dell’odierno Vinitaly), proprio ai vini di Antonio fu assegnata la medaglia d’argento del Ministero dell’Agricoltura, così come l’anno successivo, alla seconda edizione della rassegna nazionale veronese, 9 dei 25 premi assegnati furono riconosciuti ai vini valligiani delle Cantine di Antonio Arvedi e dei fratelli Bertani. Nel corso degli anni successivi, le proprietà familiari andarono divise tra i suoi due figli: il maggiore, Attilio, mantenne i vigneti e gli oliveti, mentre il più giovane, Ottavio, che di professione era ingegnere, rimase nella villa di Cuzzano, con annessi cantina e oleificio. Stabilitosi in città, Attilio fece edificare in campagna una residenza estiva per sé a Marzana, e ulteriori case per i coloni che coltivavano i terreni tra i Comuni di Verona e Grezzana.

LA RINASCITA: L'AZIENDA AGRICOLA ARVEDI E LA SVOLTA VITIVINICOLA

La seconda metà del Novecento segnò una fase di trasformazione per la famiglia Arvedi. Giannantonio, figlio di Attilio, decise di dare in mezzadria i suoi possedimenti. Negli anni ‘50 fondò con altri soci la Cantina Sociale della Valpantena (oggi divenuta Cantine di Verona), di cui fu presidente e vicepresidente. In seguito, la gestione passò in mano al figlio Attilio, che intraprese una serie di azioni per modernizzare l’azienda agricola. Nel 1982, con la fine dell’istituto della mezzadria, Attilio iniziò la gestione diretta dei terreni, trasformando le coltivazioni agricole in vigneti, in particolare con la conversione in vitigni DOC. Fu un periodo di grande innovazione, con la costruzione di un laghetto artificiale per l'irrigazione e il coinvolgimento attivo di tutta la sua famiglia.

LA NUOVA GENERAZIONE: LA SOSTENIBILITÀ E LA VISIONE DEL FUTURO

Nel 2016, la nuova generazione della famiglia Arvedi ha assunto il comando dell’azienda. Marina, la più giovane, insieme alle sue quattro sorelle Giuliana, Annachiara, Manuela e Antonella, ha fondato la Arvedi s.s. Agricola. Oggi l'azienda, che si estende su circa 48 ettari di terreno, di cui 27 coltivati a vigneto DOC, continua a mantenere il legame con la Cantina Valpantena conferendovi uve e olive, ma sviluppa anche un proprio percorso di produzione di vini di alta qualità. Ristrutturando la vecchia cantina di famiglia, le sorelle Arvedi, con il supporto di un giovane enologo, nel 2022 realizzano la loro prima vinificazione. La famiglia Arvedi, forte dei suoi valori, del motto “Honor Labori”, ha saputo affrontare con successo le sfide del tempo, conservando lo spirito imprenditoriale che l’ha caratterizzata fin dalle sue origini. Il futuro è nelle mani delle nuove generazioni, che continuano a innovare nel rispetto delle tradizioni familiari, con una chiara visione di crescita sostenibile e di qualità.

L'IMPEGNO NEL SETTORE: CANTINA E AGRITURISMO

Parallelamente alla produzione vitivinicola, le sorelle Arvedi stanno dando vita ad un progetto di agriturismo, restaurando un’antica casa colonica di inizio Novecento in località Nogarotto per ospitare visitatori e turisti. L’obiettivo è promuovere un turismo sostenibile, che rispetti le tradizioni rurali della Valpantena, puntando sull’ospitalità e sulla valorizzazione del territorio. Situata nel cuore della Valpantena e adagiata ai piedi dei monti Lessini, alle porte di Verona, l’Azienda può fruire delle specifiche peculiarità della vallata: dal punto di vista climatico, gode di una costante ma lieve ventilazione ed è protetta a ovest dalle colline delle Torricelle. Dal punto di vista logistico, è crocevia strategico per piste ciclabili e sentieri da percorrere a piedi o a cavallo. La tenuta Arvedi è anche tappa negli itinerari di transumanza: nel periodo tra novembre e gennaio, infatti, non è difficile imbattersi in greggi di pecore che, guidate da pastori e dai loro abili cani, popolano per alcuni giorni le vigne e le colline di Marzana.

IL VIGNETO

L’azienda attualmente vinifica come GAMMA ARVEDI un ettaro con la proiezione di crescere, mantenendo però una dimensione contenuta che garantisca la qualità della produzione. Le varietà coltivate sono autoctone della Valpolicella: Corvina, Corvinone, Rondinella, Croatina e Molinara. Le tipologie di allevamento in vigneto sono il guyot e la pergola veronese. Nei mesi invernali viene effettuata la potatura, cui segue la legatura. Durante la fioritura si esegue la pulizia della testa, con successiva potatura verde. Per eliminare le erbe lungo il filare si impiega la tecnica dello scalzo. Prossima alla certificazione SQNPI, l’azienda adotta già le buone pratiche in tutte le fasi della coltivazione.

SCOPRI